Patrizia Dalla Valle: CONFESSIONI DI UNA MOSAICISTA – L’arte musiva come alchimia

di Patrizia Dalla Valle1

Estratto da “Krínomai. Rivista italiana di storia e critica delle Arti”, n. 1 (Milano, 2025), pp. 141-146.

Entrando da quella porta mi svesto, mi denudo e mi immergo. Il mio habitus cambia, come cambia il mio sentire. Mi aggiusto in una vecchia regista, ho già indossato un grembiale da lavoro e mi fermo.

L’occhio passa dal materiale tagliato al lavoro iniziato. Prendo le colle, le mischio lentamente in una pappa voluttuosa, colorata, montata pazientemente fino al punto giusto di consistenza. La pappa è pronta, io non ancora, e allora continuo a girare la colla, viatico del mio pensare. 

Poi spalmo con precisione e con gesti armonici la colla sulla superficie, mentre colore e consistenza fanno da letto al materiale tagliato.

Affondo la tessera con delicata pressione e tutto l’impasto intorno a lei si solleva, angusto spazio di vitale importanza. 

E si comincia!

La ritualità è fondamentale, mi aiuta ad immergermi in tempi e spazi lontani, solo miei. L’approccio lento al lavoro mi consente di meditare. Taglio e posa del materiale sono atti difficilmente consecutivi. Anzi. Il taglio giusto di quelle tessere mi porta a pensare che quella campitura è già fatta; anche solo nella mia mente, è lì, già pronta. 

Nel progetto non disegno mai le tessere, mai, tanto le cambierei sempre in corso d’opera. Ecco, come potrei preparare tutto prima, sul foglio bello, disegnato bene, il mio progetto senza una sbavatura, senza un ripensamento? Non posso. Anche se volessi non ci riuscirei, perché io sono mobile e critica in ogni passaggio, perché vedo e sento in maniera impercettibilmente diversa e umorale. 

Quello che ne viene fuori è la mia ecletticità ed elettricità, il mio sentire in più modi, tutti forti e al tempo stesso delicati, legati fra loro da un’urgenza un po’ sfrontata. 

L’oro e i metalli mi servono, essi mi “declamano” una potenza ed un vigore ineguagliabili. Sto bene quando sento che “qui sì”, è necessario questo metallo; sono vibrazioni di pura gioia. E si va avanti.

La costruzione di un mosaico è come la costruzione di un amore: esaltante, impegnativo, doloroso ma totalizzante. Sia nella reinterpretazione di temi antichi, sia nei progetti più attuali, cerco l’essenzialità del segno e di conseguenza tolgo ciò che mi travisa dal vero significato e il più che mi allontana dall’essenza cromatica. 

Parlo dei materiali come se fossero vivi e reattivi. Per me lo sono. Dopo l’ideazione e la progettazione, la scelta dei materiali è la parte ludica della creazione. Non c’è bellezza senza ironia e giocosità. Gli smalti e i vetri rappresentano il colore allo stato puro. Ho fame di colore e questo mi indirizza a scelte estremamente ponderate e attente.

Strano, ma a volte, sono in soggezione davanti a certi colori, non voglio abusarne, e questo è un sacro rispetto della loro grande personalità. Mai sottovalutarla! Non riesco a considerare facile nessun colore. Non a caso ho parlato di costruzione di un amore: così nel costruire un’opera devi porre attenzione agli eccessi e alla monotonia.

Il mosaico è scrittura e la sua leggibilità è il frutto di un’alchimia di fattori. Quando parlo di marmi parlo dell’io, parlo della nostra interiorità. Essi provengono dal nostro pianeta e sono la traccia del nostro cammino; non riflettono luce, la assorbono, la trattengono, emanando una forza interiore incredibile, con varie sfumature, pochi colori, ma nuances magnifiche. Sono le piccole variazioni di colore che mi consentono di usarli solo in determinati lavori, molto particolari, mai banali. 

Poi si arriva alla conclusione, tra sospiri e contemplazione; osservo attenta e a lungo ciò che ho davanti, poi vado, decanto e torno. I miei occhi si posano sul lavoro finito, cercano disarmonie; non incongruenze, ma disarmonie. 

E quando il tutto è armonicamente in bolla, preferibilmente in sezione aurea, mi placo.

Fig. 1    Patrizia Dalla Valle, Corone, 1 (2009). Rame, ori e vetri.
Fig. 2    Patrizia Dalla Valle, Il giardino del Re, 1 (2017). Tecnica musiva su pga, ori e smalti, 90×70 cm.
Fig. 3    Patrizia Dalla Valle, Solidi platonici, 1 (2020). Tecnica musiva su pga, smalti e ori, 80×50 cm.
Fig. 4    Patrizia Dalla Valle, Macro, 19 (2022). Tecnica musiva su pga, smalti, 32×32 cm.
  1. Mosaicista e scultrice. ↩︎

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